La nomenclatura definitiva che caratterizzerà l’etichetta, dal 2024, sarà “Pieve nome della pieve Vino Nobile di Montepulciano Docg Toscana“. Parte dal presupposto che «il futuro del Vino Nobile di Montepulciano sta nella sua storia» il percorso di «riappropriazione delle origini della viticoltura» a cui ha dato avvio il Consorzio, che darà vita alla nuova tipologia con la menzione della “Pieve”. Un esempio? Pieve Cervognano.
L’avvio alla procedura di modifica del disciplinare ha un significato ancora più profondo nel borgo della prima Docg d’Italia, proprio perché arriva negli anni difficili della pandemia Covid-19. Giunge, peraltro, dopo l’autorizzazione all’aggiunta della parola “Toscana” in etichetta.
Le cantine socie del Consorzio si sono riunite più volte «per dare vita ad un vero e proprio confronto guardando al domani», approvando all’unanimità il provvedimento nel corso dell’assemblea del 31 marzo 2021.
Le 12 “Pievi”, dunque, per caratterizzare anche la territorialità del vino attraverso le sue “UGA”, ovvero Unità geografiche aggiuntive, che saranno anteposte con la menzione “Pieve” in etichetta.
La scelta di utilizzare i toponimi territoriali riferibili a quelli delle antiche Pievi in cui era suddiviso il territorio già dall’epoca tardo romana e longobarda, nasce da un approfondimento di tipo storico, paesaggistico e produttivo vitivinicolo.
In particolare, la volontà del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano è quella di ribadire e codificare una realtà fisica con antica radice storica, che ha caratterizzato il territorio poliziano fino all’epoca moderna e che trova la sua eco anche nel catasto Leopoldino dei primi decenni del XIX secolo, che suddivideva il territorio in sottozone definite con il toponimo.
«Un risultato importante che è partito da una analisi critica della nostra denominazione fatta insieme a tutti i veri protagonisti, i produttori stessi – commenta Andrea Rossi, presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano – ed il risultato a cui siamo arrivati è l’introduzione di una terza tipologia di Vino Nobile di Montepulciano che metterà insieme nella stessa bottiglia passato, presente e futuro del nostro vino».
IL PROGETTO DI VALORIZZAZIONE DELLE “PIEVI”
L’idea di far nascere il Vino Nobile di Montepulciano menzione “Pieve” accanto al Vino Nobile di Montepulciano e al Vino Nobile di Montepulciano Riserva, come spiega l’ente della Toscana, «nasce da un percorso di studio all’interno della denominazione stessa che, grazie a momenti di incontro, confronto e di analisi collettiva, ha portato alla nascita di una “visione” univoca di Vino Nobile di Montepulciano».
Un progetto supportato anche da basi scientifiche. «Da una parte abbiamo dato vita ad una ricerca dal punto di vista geologico e pedologico – spiega il Consorzio di tutela – tema che il Consorzio ha a cuore dagli anni ’90. Dall’altra, l’approfondimento è stato fatto anche nelle biblioteche e archivi storici, fino ad arrivare al Catasto Leopoldino del 1800». Il Vino Nobile di Montepulciano è infatti il primo in Italia a “zonare” il territorio di produzione e riportarlo in una mappa realizzata da Enogea.
“Vino Nobile di Montepulciano – Pieve” sarà caratterizzato non solo nel nome – sarà infatti riportato il nome del territorio di produzione – ma anche nelle sue caratteristiche che daranno vita «a un vino capace di legare il passato dell’enologia locale con il presente e il futuro, guardando al consumo internazionale».
Un vino – spiega ancora l’ente della Toscana – che avrà come caratteristiche il territorio (appunto con le sottozone, Unità geografiche aggiuntive), l’uvaggio che sarà legato al Sangiovese e ai soli vitigni autoctoni complementari ammessi dal disciplinare con uve esclusivamente prodotte dall’azienda imbottigliatrice».
Verrà inoltre istituita una commissione interna al Consorzio composta da enologi e tecnici che avrà il compito di valutare, prima dei passaggi previsti dalla normativa, che le caratteristiche corrispondano al disciplinare stesso.
Con l’approvazione unanime del disciplinare da parte dell’assemblea, ora l’iter porterà la richiesta alla Regione Toscana. Una volta approvato il testo lo invierà al Mipaaf per passare i controlli della commissione preposta.
Vista la possibilità di rendere retroattivo alla vendemmia 2020 il disciplinare, considerati i tempi di affinamento che sono di 36 mesi, la messa in commercio della prima annata dovrebbe essere il 2024.
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.